Doc Hollywood 2. Si prende il largo

“Allora, se ho ben capito, fra voi non c’è più quell’intesa, quella voglia, quella complicità che vorreste, che avevate e avete perso…”, le mie parole vengono interrotte dal compagno.
“Magari Dottore… magari fosse così! Purtroppo però la situazione non è propriamente questa. Io ho voglia, ho ancora voglia, poi la guardi, è bellissima, ma…”
“Ma cosa?”, lo interrompo con tono perentorio.
“Non c’è nessuna ma, mio caro Dottore, nessun ma!”, risponde lei, “non è questione di mancanza di desiderio o complicità… è più… direi il fatto che… non saprei proprio come dirlo…”, partita con decisione e determinazione, improvvisamente, diventa titubante, quasi timida. La fisso con intensità, negli occhi. Cerco di penetrarla con lo sguardo, voglio che sia chiaro quello che mi piace. Fisso i suoi grandi e profondi occhioni, ma mi concedo qualche sguardo a quella scollatura che invita il mio viso a tuffarsi lì in mezzo… e non solo il viso…
“Dottore sarò chiaro, anche se fino ad oggi ho avuto paura a dirlo...”, e lui riprende parola, ma questa volta con un misto di rammarico, decisone e timidezza, “…ecco, è come se le fosse passata la voglia di scopare. Una volta era un vulcano, ora capita che non ne abbia voglia. Quando le proponevo giochi, fantasie o la prendevo in luoghi pubblici era sempre lì, pronta, e molte volte più desiderosa di me. Ora, invece, sembra sempre che mi faccia un favore, che…”
“Sei il solito stronzo! Ma ti guardi mai allo specchio?!? E poi, ma ti ricordi quella volta che…”
Ok, la situazione, ho la netta impressione, che stia sfuggendo di mano. Cioè, sono venuto qui aspettandomi una bevuta se andava male e una gran scopata se andava bene, e mi ritrovo in una crisi di coppia? Oh, merda! Ma, come dice il vecchio saggio, se sei in ballo…
“BASTA!”, pronuncio alzando la voce, ma con garbo e determinazione, “Smettetela, per favore. Sapete che così non si ottiene nulla e si finisce solamente con lo stare male e farsi del male? Quindi ora basta.”
“No, perché…”
“Tu dici no?!? Ma ti rendi conto che…”
Mi alzo i piedi e mi metto a loro, davanti a lei, “Ho detto basta. Grazie.”, e dopo averle guardato le tette con lussuria, mi volto e rivolto a lui, “Basta tutti e due, o vi prendo a calci e me ne vado. Mi avete chiamato qui per cercare di risolvere il problema, la smettiamo di cazzeggiare? Ora, di grazie, tenete la bocca chiusa e apritela solo per rispondere alle mi domande e iniziate a fare ciò che vi ordino.”
Si guardano con rabbia, poi guardano me e acconsentono.
“Presentiamoci. Chiamatemi Frank, per favore. Voi siete?”, e mi volto verso “Marco, piacere”, e poi verso “Alice, piacere”, mentre pronuncia il suo nome le prendo la mano e avvicino le labbra alla sua pelle e sfiorandola eseguo un baciamano da manuale, “Incantato da tanta bellezza e sensualità con un nome così provocante….”, e mentre pronuncio queste parole vedo che arrossisce leggermente.
“Per favore, Alice, spostati un poco, mettiti lì, sul lato destro del divano. Brava grazie. Tu, Marco, per favore siediti anche tu sul divano, ma dalla parte sinistra, così, bene.”, e mentre si sistemano sul divano sposto con attenzione il tavolino per sedermici sopra.
“bene, ora che siamo più calmi, lasciamo da parte le cose inutili e dedichiamoci a ciò che è concreto. Qui, in questa stanza, abbiamo qualcosa di unico, una creatura divina, Alice. Il resto, è noia.”, e così dicendo le appoggio la mano destra su un ginocchio. Con lo sguardo cerco quello di Marco che mi fa un segno in approvazione. Bene, è ora di iniziare a scaldare i motori.
“Vedete, è normale che ci siano momenti no, che la vita quotidiana porti stanchezza…”, Alice mi interrompe, “No, ora la dico io la verità. Non riesco più a godere. Non riesce più a farmi godere come una volta. Non so se sia lui, se sono io, cosa sia. Ma io voglio godere, lo desidero, desidero il mio Marco, sia chiaro, ma non riesco a godere e allora mi indispongo ancor prima di iniziare. È per questo che mi vede così. È vero. Ma è vero che non mi fa godere.”
Francamente non capisco il limite fra gioco e realtà, ma, egoisticamente, non mi importa, è l’occasione per avere una creatura meravigliosa come Alice.
“Bene, molto bene. Credo che quanto detto fino ad ora sia… durissimo per tutti e due. Ma, mi ripeto, ora basta. Marco, scusami, hai qualcosa di più forte da bere?”, fa un cenno col capo, si alza e va verso la cucina, “Rum per tutti e tre va bene?”, noi lo guardiamo e facciamo un cenno di assenso mentre la mia mano piano piano sale lungo la sua gamba nuda. Ha una pelle morbida e vellutata, mi fa impazzire. Io e Alice ci fissiamo negli occhi con la mia mano che sale sempre più su… muove le gambe, non sono più accavallate ora. La mie dita sono molto molto vicine al suo inguine quando torna Marco. La situazione è inequivocabile. Porge un bicchiere alla sua donna e poi a me… lo prendo con la mano sinistra, ovviamente, e propone un brindisi a noi. Mi guarda, mi fa l’occhiolino, “Dottore continui pure la sua attività, cerchiamo di risolvere la situazione. Come sa, da parte mia, ha carta bianca.”
Alice sentendo queste parole apre di più le gambe facendo salire il vestito fin quasi a mostrare l’intimo… la mia mano si fa coraggiosa e arrivo a toccare il suo sesso. È bollente. È umido. I suoi occhi sono pieni di desiderio. Il suo sguardo si muove da me a Marco, poi torna a me.
“Dottore, vediamo se riesce a fare qualcosa…”